[www.ilmanifesto.it] «Youngstown», vite precarie da docu-fiction
di Benedetto Vecchi
Computer sempre acceso e connesso alla Rete, televisore perennemente sullo sfondo. E una casa affastellata di libri, letti in disordine e arredamento minimal. Sono gli interni del video Youngstown - un'altra volta, un'altra Onda girato emontato come una docu-fiction dal gruppo romano, coordinato da Maurizio Gibertini di Officina multimediale. Si racconta l'Onda che per alcuni mesi invase le strade di Roma, Bologna, Milano, Pisa e Firenze per protestare contro il progetto di controriforma dell'Università targatoMaria Stella Gelmini e Giulio Tremonti. Filo conduttore, due giovani studenti universitari di Roma che alternano studio, lavoro (precario) e partecipazione al movimento. A loro modo, sono figure rappresentative della contemporanea condizione studentesca che non conosce confini e frontiere. Se si leggono, infatti, le cronache delle mobilitazioni studentesche austriache, tedesche, francesi, greche e statunitensi degli ultimi due anni, non ci sono poi così differenze rispetto la vita (metropolitana) di Vienna, Parigi, Roma, Atene o Berkeley. Tutti gli studenti sono inseriti in percorsi formativi che devono essere bruciati nel minor tempo possibile, perché l'università è una fabbrica del sapere che tritura bisogni e desideri nei tristi meccanismi dei crediti formativi. Ma una volta usciti, corrono il rischio di essere risucchiati nel gorgo della precarietà. L'università, cioè, invece che preparare la futura classe dirigente è un dispositivo che addestra all'eterno presente di una «vita precaria». Questo non vuol dire che nell'università non si riflettono le differenze di classe presenti nella società. Più prosaicamente, la futura classe dirigente si forma sempre più fuori dall'università di massa scaturita dalla rivoluzione mondiale del Sessantotto.
Il video alterna la vita dei due giovani con immagini delle manifestazioni in giro per l'Italia e con interviste a ricercatori (precari), docenti e architetti. Il ritmo delle immagini che scorrono è paragonabile a quello della calma prima che inizi la mareggiata e l'onda che tutto rimette in movimento. I dialoghi in interno hanno il potere ipnotico di una asfissiante normalità che, invece, il movimento, l'onda riesce a infrangere. E tutto ciò potrebbe far pensare che lamiseria della condizione studentesca tale sia destinata a rimanere. Quando le riprese si spostano nella strada, zigzagando tra cortei che sembrano happening, il video decolla, quasi a suggellare il fatto che le «vite precarie » dei giovani possono manifestare potenza politica solo se si mettono in movimento. Non è un caso che la colonna sonora dell'Onda oscilli tra un pop raffinato e il rap delle banlieues francesi. Il video di Officina multimediale, tuttavia, registra la capacità dell'Onda di non volere essere un movimento reattivo a una proposta di legge sull'università. Per mesi, l'ordine del discorso di questo movimento ha messo l'accento sul fatto che la crisi economica non poteva essere pagata dagli studenti o dal «lavoro vivo». Accanto a questo, l'Onda ha sottolineato come la condizione studentesca non fosse analizzabile se veniva rimossa la questione della precarietà e dalla dismissione del welfare state. Dunque, un movimento che ha rivendicato da subito la sua politicità e la sua autonomia dalle forme organizzate della politica istituzionale. Da qui, gli intermezzi e le interviste presenti nel video su come le forme di controllo messe in campo dal governo italiano hanno sempre oscillato tra la minaccia di usare le maniere forti e una gestione degli spazi metropolitani affinché le manifestazioni non interrompessero i flussi produttivi. E di come, però, il movimento è sempre riuscito a infrangere talimeccanismi di controllo, riuscendo, talvolta, a «bloccare la città». Il videomette a fuoco ciò che era accaduto con un ritmo che alterna il rallenti con accelerazioni, introducendo così, implicitamente, cioè che è accaduto con la risacca. Ma siamo ai titoli di coda. In attesa di una nuova mareggiata.
Il video sarà presentato oggi (21 aprile) a Torino a Palazzo Nuovo (ore 16.30, via S. Ottavio 20), mentre domani dopo verrà presentato a Milano (ore 16.30, via del Conservatorio 7)
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