giovedì 8 aprile 2010

Il nostro ricordo di Romano Alquati


Come studentesse e studenti universitari, abbiamo conosciuto la figura di Romano per lo più attraverso la lettura dei suoi testi, soprattutto nei nostri seminari di autoformazione. Chi incontra il suo pensiero, i suoi scritti, ne rimane profondamente segnato: per l'altezza delle sue intuizioni, per come non fornisca mai risposte preconfezionate e prestabilite, ma per come si sforzi (e ci sforzi) di costruire, con grande lucidità, delle domande per una lettura dell'esistente.

L'abbiamo visto emergere con forza soprattutto nel campo d'indagine e d'intervento politico a noi più vicino, quello dell'università, e più in generale in quello della formazione, che egli per primo aveva intuito come così centrale nella nostra società e nelle metamorfosi del capitalismo.

Spesso si sente dire, banalmente, che i suoi testi sono difficili ed incomprensibili, ma non può che essere un luogo comune, o se si preferisce, una scusante per non doversi confrontare con la complessità dei suoi ragionamenti. I suoi contributi sono invece estremamente stimolanti e hanno avuto la capacità di vedere più in là rispetto all'immediato presente. Si può avere, è vero, una qualche piccola difficoltà iniziale, che però si scioglie nel momento in cui si riesce ad entrare all'interno delle sue riflessioni, fatte di soggetti e termini nuovi. Questa è la grande forza dei suoi testi: li lasci con la sensazione di aver appreso qualcosa in più, di aver qualcosa su cui ragionare, da rielaborare e con cui osservare con uno sguardo maggiormente interrogativo e consapevole i processi e le trasformazioni che ti circondano.

Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo ci ha raccontato che è sempre stata una figura anomala, soprattutto all'interno dell'università. Non si è mai voluto adagiare alle logiche baronali, né tanto meno a quelle delle facili pubblicazioni. Ha sempre visto il suo lavoro in università come un lavoro alla pari di altri, tenendo sempre presente il suo essere un militante politico. È stato un professore capace, acuto, lucido, mai interessato alla carriera accademica e che mai ha smesso di sporcarsi le mani, un formatore nel senso migliore del termine.

Si potrebbero certamente dire molte altre cose su Romano, su quest'intellettuale politico (uno degli ultimi ancora degni di questo nome) straordinario, autenticamente contro-corrente, ma quello per cui noi vogliamo ringraziarlo di più è per averci offerto degli strumenti utili per leggere la realtà e quello che ci circonda.

Come universitar* e compagn*, la nostra volontà è ora quella di costruire presto un momento di discussione e di dibattito significativo sulla figura di Romano Alquati e su tutto quello che ci ha lasciato, proprio perchè è stata una delle figure più innovative che l'università di Torino ha avuto senza, probabilmente, averne mai colto e accettato l'importanza.

Ciao e grazie, Romano!
Continueremo a camminare con te per realizzare un sogno comune...

Collettivo Universitario Autonomo

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