domenica 31 gennaio 2010

Atenei, la rivolta dei "lettori"


[www.lastampa.it/torino]
“Precari e sottopagati”, pronti i ricorsi. Rischio di risarcimento per 100 milioni

di Andrea Rossi

Nelle università tengono i corsi di lingua straniera, ricevono gli studenti, fanno gli esami. Ma non sono docenti. Sono tecnici da 900 euro al mese, come i bidelli. «Non fanno ricerca», si difendono i rettori. «Ma insegniamo», attaccano loro, i lettori. La battaglia va avanti da vent’anni, e da un po’ si combatte nelle aule di tribunale. Ora rischia di sommergere gli atenei sotto una valanga di ricorsi e risarcimenti per almeno cento milioni di euro. Pochi giorni fa l’università di Padova è stata condannata a pagare oltre cinque milioni di stipendi arretrati a 14 ex lettori che il tribunale ha equiparato a ricercatori a tempo indeterminato.

Vent’anni fa, era il 1989, la Corte di Giustizia europea stabilì che il trattamento riservato dall’Italia ai lettori era discriminatorio: avrebbero dovuto essere equiparati ai ricercatori. Ma l’Italia tirò avanti, il governo approvò un decreto con cui dal rango di assistenti li degradava a tecnici amministrativi. L’Europa alzò di nuovo la voce. E l’Italia, per tutta risposta, regolarizzò i lettori di sei università e cambiò nome a tutti gli altri: da lettori a collaboratori esperti linguistici. «Li sistemeremo poco alla volta», dissero nel 1994. Non l’hanno mai fatto. E la Corte è intervenuta altre cinque volte. «In origine era una questione interpretativa. Negli anni è diventata violazione del diritto comunitario», spiega il professor Lorenzo Picotti, avvocato e docente di Diritto penale a Verona. La prima causa l’ha vinta lui - tra i lettori c’era anche lo scrittore inglese Tim Parks - ora è il legale di riferimento dei 1200 lettori in Italia.

Quando si sono stancati, e le cause sono partite, ai giudici non è rimasto che applicare le sentenze europee. «Se l’Italia avesse rispettato il primo pronunciamento la partita si sarebbe chiusa in pochi mesi», racconta Picotti. «Invece ha ingigantito il bubbone. E ora ne paga le conseguenze: si è creato un effetto valanga. Con gli atenei in bolletta le conseguenze saranno deflagranti». La contesa oltretutto rischia di sfociare in caso diplomatico: domani David Petrie, il presidente dell’Associazione dei lettori di lingua straniera in Italia, incontrerà a Londra il ministro britannico per l’Europa Chris Bryant. «I rettori italiani continuano a non riconoscere gli scatti d’anzianità e i diritti fondamentali».

Finché l’Europa ha sbraitato l’università ha fatto finta di non sentire. «Siamo stati costretti a fare causa», racconta Petrie. Ed è stato come rimuovere il coperchio di una pentola a pressione. Ricorsi su ricorsi, tutti vinti. A oggi ci sono una quindicina di cause aperte. Forse è giusto così. Il preside della facoltà di Lingue di Torino Paolo Bertinetti lo ammette con amarezza: «C’è una totale indifferenza. Vanno in pensione e non li sostituiscono. Li pagano una miseria. È vero, sono equiparati ai tecnici; ma vogliamo confrontare il mediocre trattamento che ricevono con quello dei tecnici di laboratorio nelle facoltà scientifiche?».

A Padova, dopo la sentenza, si sono rivolti al ministero dell’Università. Del resto gli atenei applicano una legge dello Stato, perché devono pagare di tasca loro? Il rettore Giuseppe Zaccaria ha chiesto uno stanziamento ad hoc per evitare il rischio di un deficit di bilancio. «Finora, con un grande rigore, siamo riusciti a mantenere sane le finanze. Ma questa sentenza rischia di metterci in crisi». Petrie e gli altri 1200 lettori non sembrano per niente pentiti: «Per vent’anni si sono rifiutati persino di riceverci. Non è rimasto che rivolgerci ai giudici».

lunedì 25 gennaio 2010

Brunetta, ministro bamboccione, tira fuori la grana!


Negli ultimi giorni molte parole, nel teatrino mediale della politica, sono state spese sulla nuova uscita del ministro Brunetta... Giovani fuori di casa per legge a 18 anni! 500 euro al mese ai giovani! Brunetta aspettavamo proprio te! Solo tu, da ex bamboccione come ti sei descritto, puoi capirci e aiutarci!

Cos'è quella del ministro? Un'altra delle sue boutade? Una sfida illuminata? Una rivalsa intrisa della frustazione patita in gioventù? Bè, cogliamo la provocazione del ministro che a 30 anni non era capace di rifarsi il letto. Infatti, a sentir "i progetti di Brunetta" per i giovani, come possiamo obiettare?! Fuori di casa a 18 anni? Benissimo! 500 euro al mese? Ancora meglio, un'uscita quasi dorata dal "nido familiare"!

Certo è che, se riportiamo il tutto su un piano reale, quello che sfugge sempre alla classe politica del nostro paese, coccolata da lauti privilegi e distante anni luce da quella che è la vita/lotta quotidiana delle persone (giovani o non che siano), in sedicente rappresentanza di un'Italia che non esiste, la questione posta dal ministro deve esser affrontata da ben altre prospettive, non filantropiche o pagliaccesche, sospinte dalla ragione di bisogni pulsanti e dal rifiuto della serrata realtà di vita imposta.

Giovani, un target universale da tirar fuori dal cilindro ogni volta che se ne sente la necessità/opportunità: pensare alle generazioni future per sgrassare quel manto d'egoismo in verità covato, quell'esigenza di poter disporre di una miriade umana in tenera età per il consenso e la disciplina, il voto e il lavoro. Ma spesso la realtà fa a pugni con le speranze dei governanti: giovani motori dei movimenti, espressioni di soggettività in conflitto, che reclamano bi-sogni non soddisfatti, futuri propri da costruire, non solamente (e non ancora abbastanza) in Italia. Quanto questo nodo problematico, nella sua veste certo più complessiva, che travalica anche le battute del ministro Brunetta, si collega con quanto ha fatto e vuol fare, nei termini di discorso e pratica, l'Onda?!

Il ministro vuole preordinare ai giovani l'uscita dal covile familiare, fattosi stretto e assillante, al compimento dei 18 anni? Ma magari! Che la faccia questa (piuttosto nebulosa) legge! Ma tenga in conto anche quelli che, dovunque, costituiscono i primi e spesso insormontabili ostacoli alla via di una desiderata autonomia ed indipendenza... Troppo rudimentale etichettare come bamboccioni chi si trova a vivere in una realtà pervasa dalla precarietà, costretti a mettere sul mercato le proprie capacità e forze a basso costo per lavori di merda, sotto il battere del tempo di un dispersivo quanto straziante esamificio universitario... E non basta la gabbia lavorativa costituita spesso dal call center o lo sfruttamento non retribuito del sistema università, a ciò si debbono aggiungere gli affitti da strozzini dei palazzinari, i costi dei libri che gonfian le tasche ai baroni, il caro-vita che galloppa inarrestabile soprattutto per chi soldi in tasca ne ha sempre pochi...!

Ministro Brunetta, non siam bamboccioni ne tantomeno fessi. Dalle angherie dell'oggi tentiamo di sfuggire con strategie elementari quanto conflittuali, indispensabili pur nella loro, per certi versi, banalità: la casa ce la occupiamo e l'affitto non lo sborsiamo, il libro ce lo prestiamo e fotocopiamo, il pacco di biscotti ce lo intasciamo e non lo paghiamo, il telefono del call center lo sabotiamo e non rispondiamo...!

Ministro Brunetta, tira fuori la grana... poi ne riparliamo!

sabato 23 gennaio 2010

Con la Valle che resiste... studenti in Onda contro Tav e sondaggi!


Oggi è una giornata importante… per la Val di Susa e per il movimento No Tav in primis, ma anche per tutte quelle persone che, qui come altrove, testardamente ancora lottano per riprendere in mano il presente e il futuro, proprio e di tanti altr*. E oggi non potevamo non essere qui, a fianco di queste persone fiere e umili, che con la loro passione, la loro tenacia e intelligenza da vent’anni si oppongono alla costruzione di un’opera inutile e dannosa. Il fare comune, la solidarietà, il mutuo soccorso, la resistenza, la convinzione, l’audacia, sono le caratteristiche di un popolo che non si tira indietro, che non rientra più nei ranghi del quieto vivere e dei tempi migliori. Ma agisce, facendosi forza collettiva.

Come universitarie e universitari non siamo stati né staremo a guardare passivamente ciò che succede a pochi chilometri da noi. Perché sentiamo che questa battaglia ci riguarda, tutti e tutte, ci appartiene. Nelle pratiche, nei contenuti e nello spirito. È un’intesa naturale, quella tra i No Tav e l’Onda, che nasce dalla stessa volontà di difesa dei beni comuni e dall’opposizione al malgoverno della cosa pubblica e che è espressione degli stessi bi-sogni.

In Val di Susa, nel corso degli anni, abbiamo incontrato una popolazione ribelle, e in quella popolazione ci siamo riconosciuti. Nelle pratiche di assedio e resistenza alle trivelle riviviamo lo spirito delle nostre manifestazioni; nei presidi, nella pratica dell’assemblea permanente, dei comitati di lotta popolare, riecheggia l’esperienza delle occupazioni delle università, dei collettivi di facoltà, dei tanti momenti di confronto assembleare. Sui terreni liberati della Valle come nei seminari autogestiti si sono sperimentate nuove forme di socialità, nuove forme di saperi, linguaggi altri del conflitto.

Essere no tav significa salvaguardare il percorso di autorganizzazione sociale e di lotta popolare che ha fatto tremare i potenti, che ancora oggi, nonostante le tante parole, non riescono ad averla vinta. Parole, solo parole, finora. Scritte sui giornali o dette ai tg, mai come oggi menzogneri e schierati. Neanche questo oscurantismo mediatico, alternato ad un assordante silenzio (vedi fiaccolata di domenica scorsa a Bruzolo) è riuscito a fermare il movimento, che da solo, con i propri canali, le proprie risorse, con il semplice passaparola in poco più di una settimana è riuscito a portare migliaia e migliaia di persone in piazza. Oggi per qualcuno era una scommessa. Ma non per tutti. Non per chi vive questa valle e questa lotta dal di dentro, da anni. Non per chi è questa lotta e sa qual è la posta in gioco.

E allora contateci oggi! Ma contateci e guardateci bene! Perché dietro ad un movimento come quello No Tav ci sono persone, volti, sguardi, paure e speranze. Ci sono nasi rossi e mani gelate dal freddo, ma c’è forza, solidarietà, fare comune, passione, resistenza.

Noi non perderemo neanche tempo a contare voi domani, rinchiusi in una sala del Lingotto. Avete già perso. Qui i sogni, lì gli interessi. Qui le persone, lì le marionette. Qui la partecipazione, lì la burocrazia. Al silenzio mediatico continueremo a rispondere con il rumore dei bastoni sui guardrails. Alle menzogne (Chiamparino a Radio anch’io mercoledì mattina ha dichiarato che nel 2005 la polizia non ha picchiato nessuno!) con la forza delle nostre ragioni. A sarà dura, questo è sicuro, ma resisteremo sempre un minuto in più di voi!

NO TAV! NO SONDAGGI!
 

Onda Anomala Torino

venerdì 22 gennaio 2010

Documento dell'assemblea nazionale degli studenti medi di Torino


Nei giorni 9 e 10 gennaio si è tenuta a Torino, presso il csoa Askatasuna, l'assemblea nazionale degli studenti medi.


Nella prima giornata le diverse delegazioni di studenti presenti si sono riunite in un'assemblea plenaria durante la quale ha avuto luogo un confronto sulle diverse pratiche di mobilitazione attuate durante il trascorso autunno, a partire da una prima analisi della riforma Gelmini, del ddl Aprea e dell'attuale crisi economica e politica italiana ed europea, temi che sono andati ad introdurre una seconda giornata di tavoli di lavoro seguiti da un'ultima assemblea di chiusura.

Per prima cosa l’assemblea ha ritenuto essenziale partire dal contesto storico nel quale gli ultimi provvedimenti scolastici si inseriscono a partire dalla legge dell'autonomia scolastica introdotta da Berlinguer alla fine degli anni '90, con la quale si dava inizio ad una sempre più marcata concorrenzialità tra i diversi istituti superiori, e che apriva la strada alle riforme successive. Dal 2001 ad oggi, con i ministri Moratti, Fioroni e Gelmini abbiamo visto un accentuarsi dell'entità dei tagli ai fondi destinati all'istruzione pubblica (in particolare per quanto riguarda medie superiori e università), parallelamente ad un’ aziendalizzazione degli istituti e una gerarchizzazione del corpo insegnanti che, diviso in diverse fasce (tra le quali vi è una differenza salariale fino al 30%), trova in cima alla piramide un dirigente scolastico con funzioni di amministratore delegato.

Questo accentramento di potere in particolare nelle mani del preside vede la sua realizzazione nel ruolo di disciplinamento della forza lavoro che la scuola ha assunto negli ultimi decenni. È facile infatti rendersi conto di come la formazione degli studenti sia sempre più messa in secondo piano rispetto al desiderio dei docenti di tenerci immobilizzati nella normale routine scolastica, con minacce di sospensione o di bocciatura con il cinque in condotta, nel caso in cui dimostriamo la volontà di esprimere una voce critica.
A questo punto si rende però necessario ragionare sull'ambivalenza contraddittoria della scuola che, se da una parte tende ad essere il recinto di riproduzione di una forza lavoro docile e addomesticata, già proiettata verso una vita di precarietà al momento dell'entrata sul mercato del lavoro, dall'altra parte si ritrova ad essere un bacino di soggettività in grado di riprodurre sapere critico. Ne consegue quindi la necessità di riappropriarsi di quegli spazi fisici e di tempo necessari, all'interno delle scuole, per produrre conflittualità e organizzare la lotta, creando diversi momenti assembleari sia a livello d'istituto che cittadino.

L’analisi sul movimento dell’onda anomala, che nell’ambito degli studenti medi ha avuto la sua nascita e il suo apice nell’autunno dell’anno passato, ha riportato da ogni città riscontri simili. Infatti quel movimento che si presentava come una grande anomalia spontanea, accompagnata dalle speranze del potere di una sua caduta repentina quanto lo era stata la sua ascesa, è riuscito a radicare una soggettività intimamente antagonista che si è poi realizzata nell' ”onda perfetta” al g8 dell’università di Torino e nella mobilitazione di quest’ anno. Proprio quest’ultimo autunno ha dimostrato come gli studenti medi siano stati in grado di dare continuità al movimento, con numeri sicuramente inferiori a quelli passati, ma con determinazione e capacità messe in campo più consapevoli.

Questo salto qualitativo è stato determinato non solo dalla capacità di cogliere i diversi aspetti della riforma Gelmini, ma di inserirla nell'attuale stato di crisi economica e del welfare italiano andando a rilanciare, a seconda delle necessità territoriali, diverse campagne per la riappropriazione di tutti quei diritti e bisogni che ogni giorno vediamo via via come sempre più inaccessibili e dei quali dovremmo invece poter usufruire liberamente. Partendo dal diritto ad un sapere libero, senza dover incorrere ogni anno in spese proibitive per acquistare i libri di scuola, passando per i mezzi pubblici, fino ad arrivare a ciò che riguarda il tempo al di fuori dello studio: abbiamo pagato tanto, ora ci riprendiamo tutto quello che ci spetta senza mezze misure né trattative. In particolare, l’assemblea torinese ha individuato nella data del 20 febbraio un'altra giornata di mobilitazione nazionale sulla riappropriazione.

Altro argomento trattato dai tavoli di lavoro è stato il clima di repressione sempre più marcata con la quale dobbiamo fare i conti tutti i giorni, incarnata dai presidi all'interno degli istituti e dalle varie questure in piazza. Nei rapporti con queste ultime si è delineata soprattutto la volontà di muoversi con una risposta a “muso duro”, comune a tutto il territorio nazionale, che contrasti apertamente le intenzioni della digos di “cercare amici” tra il movimento, e che chiarisca alle guardie l’impossibilità per loro di trovare spazi di complicità con i militanti.

L’ultimo punto trattato dall’assemblea è stato la coscienza antifascista che ovunque caratterizza gli studenti: in tutta Italia infatti ci si oppone fermamente ai fascisti, per le strade, nelle scuole, nelle università, impedendo loro con ogni mezzo, di uscire allo scoperto. Nonostante media e forze dell'ordine vadano puntualmente a schierarsi in difesa di neofascisti e razzisti, accusando la violenza del movimento, tutte le realtà continuano ad assumere l’antifascismo militante come una battaglia importante su cui è importante spendere le proprie energie.
L’assemblea ha deciso di fornire il movimento di uno strumento di confronto costante per garantirne una continuità progettuale: a breve sarà ondine un sito sul quale verranno riportate tutte le varie iniziative sul territorio nazionale.

Assemblea nazionale studenti medi
Torino, 9 e 10 gennaio 2010

sabato 16 gennaio 2010

mercoledì 13 gennaio 2010

Torino No Tav in assemblea: 250/300 persone a Palazzo Nuovo


[www.infoaut.org] Alla fine dei conti la campagna di denigrazione contro il movimento NoTav messa in atto dai media locali sembrerebbe aver ottenuto un effetto boomerang. L'aula 36 di Palazzo Nuovo era strapiena di gente convolata all'assemblea cittadina per cercare di capire collettivamente quale percorso costruire dentro l'area metropolitana di realizzazione dei sondaggi.

Moltissimi gli interventi succedutisi per più di 2 ore, tutti estremamente sereni e consapevoli della 'lunga durata' su cui si gioca la battaglia contro l'Alta velocità. Ed esce subito, assunta dall'assemblea, un primo appuntamento in città: sabato 16 gennaio una marcia NoTav lungo i siti previsti sulla dorsale di corso Marche. L'appuntamento è per tutt* alle h 14.30 in piazza Massaua. Portare quante più bandiere NoTav possibile.

vedi anche: 
 
Il volantino di presentazione dell'assemblea dell'Onda Anomala: 
 
CON LA VALLE CHE RESISTE…
ANCHE L’ONDA E’ NO TAV!

Come già nel 2005, il movimento no tav e il movimento universitario esprimono la volontà di tornare ad incontrarsi ed intersecarsi. Un’intesa naturale quella tra i no tav e l’Onda, che nasce dalla stessa volontà di difesa dei beni comuni e dall’opposizione al malgoverno della cosa pubblica. Un’intesa che si basa sulla stessa determinazione, quella di chi non cerca un privilegio, ma con il proprio impegno difende il suo oggi e il domani di tanti altri. Ospitare a Palazzo Nuovo l’Assemblea no Tav di oggi vuol dire tante cose. Innanzitutto, da sempre siamo convinti che l’università sia uno spazio pubblico, aperto alle istanze della società, alle lotte che essa produce, che deve e può essere cassa di risonanza e punto di incontro per chi, e basta leggere i giornali di questi giorni per rendersene conto, spesso viene rappresentato in maniera falsata e steoreotipata. D’altra parte, il ruolo strategico nel campo della produzione e diffusione delle conoscenze, dei saperi e delle tecnologie, nonché la sua centralità indiscutibile nella formazione delle persone, fanno dell’università un luogo fondamentale per lo sviluppo di un approccio critico rispetto all’esistente, per la messa in discussione della presunta neutralità della scienza, per la valorizzazione della cultura del dubbio, per lo sviluppo di forme di dibattito collettivo, per la sperimentazione di pratiche di resistenza e di produzione di nuovi linguaggi. E proprio sul tema del sapere, sul suo uso e sui rapporti di produzione e trasmissione di esso, il movimento dell’Onda a lungo si è interrogato, nei seminari di autoformazione così come nelle assemblee nazionali.

Nelle valli della Val Susa, nel corso degli anni, abbiamo incontrato una popolazione ribelle, e in quella popolazione ci siamo riconosciuti. Nelle pratiche di assedio e resistenza alle trivelle riviviamo lo spirito delle manifestazioni dello scorso autunno; nei presidi, nella pratica dell’assemblea permanente, dei comitati di lotta popolare, riecheggia l’esperienza delle occupazioni delle università, dei collettivi di facoltà, dei tanti momenti di confronto assembleare. Sui terreni liberati della Valle come nei seminari autogestiti si sono sperimentate nuove forme di socialità, nuove forme di saperi, linguaggi altri del conflitto. Il fare comune, la solidarietà, il mutuo soccorso, la resistenza, la convinzione, l’audacia, la convinzione sono le caratteristiche di un popolo che non si tira indietro, che non rientra più nei ranghi del quieto vivere e dei tempi migliori. Ma agisce, facendosi forza collettiva.

Come universitarie e universitari non staremo a guardare passivamente ciò che succede a pochi chilometri da noi, né in Val di Susa, né tanto meno a Torino. Perché sentiamo che questa battaglia ci riguarda, tutti e tutte, ci appartiene. Nelle pratiche, nei contenuti, nello spirito, nella passione.

Perché abbiamo solo da imparare dalla tenacia, dalla costanza, dalla sapienza di un movimento che da quasi vent’anni si batte contro un progetto che oltre che dannoso risulta essere, come i tanti studi condotti anche da docenti del Politecnico di Torino nel corso degli anni, anche inutile ed economicamente svantaggioso. Movimento che, nonostante i toni trionfalistici di questi giorni da parte dei media, di fatto finora è riuscito ad impedire qualsiasi effettivo inizio dei lavori della TAV.

Perché la “gente della val di Susa”, con la sua umiltà, la sua passione, i suoi tanti volti, le sue tradizioni, la sua forza, ha la capacità di trasmettere ancora dei valori, delle istanze, delle speranze, dei bi-sogni di cui non vogliamo fare a meno, anzi, vogliamo raccogliere e farne tesoro, per questa come per le lotte che verranno.

Onda Anomala Torino

Verso Vienna: European Wave vs Bologna Process


[www.uniriot.org] Vienna, marzo 2010. Celebrating Bologna? We don't think so. International call for participation

L'11 e il 12 marzo 2010 i ministri dell'istruzione di 46 paesi europei celebreranno il 10° anniversario del processo di Bologna a Vienna e Budapest. Considerando la situazione attuale e le proteste in corso in molte università europee questa celebrazione è una beffa per tutti noi. Non solo perché il Bologna Process ha chiaramente fallito nel raggiungere gli obiettivi concordati riguardo il miglioramento della mobilità per studenti e docenti, ma perché ha altresì aumentato le restrizioni per gli studenti ed i loro studi, portando in generale ad una maggiore selezione sociale di accesso all'istruzione superiore.

Il fatto che l'intero processo intenda l'istruzione solo come forza lavoro produttiva soggetta al mercato si riflette negli obiettivi dello stesso. Di qui il nostro obiettivo non è solo quello di misurare il successo o il fallimento del processo di Bologna, ma di mettere in discussione il processo e le sue stesse fondamenta.

Il Master e il dottorato di ricerca diventano programmi d'elite, che escludono le donne in particolare, inoltre l'introduzione di tasse universitarie e de-finanziamento delle università sono sintomi evidenti della de-democratizzazione all'interno del sistema universitario.

La difficile situazione finanziaria aumenta l'influenza delle imprese in materia di istruzione e ricerca scientifica. L'orientamento della dottrina verso gli interessi delle imprese non riguarda soltanto le università, ma l'intero settore dell'istruzione.

Di qui la possibilità di auto-determinazione e l'apprendimento critico sono limitati. In considerazione di questa situazione disastrosa non vediamo nessuna ragione per celebrare il Bologna Process.

Le proteste degli studenti e insegnanti di tutta Europa, mostrano che la mercificazione della formazione è diretta contro i loro interessi.

Pertanto, la settimana dal 8-12 marzo 2010 intendiamo accompagnare questa conferenza con manifestazioni, scioperi e blocchi, nonché una contro-conferenza, in cui discutere di politica europea dell'istruzione, come pure degli obiettivi comuni della nostra protesta.

Abbiamo formato quattro gruppi, che si concentrano su diversi aspetti della manifestazione:

  • Dimostrazione / blocco - Nel momento in cui i ministri si incontreranno per celebrare il Bologna Process intendiamo organizzare una manifestazione (Giovedi, 11 marzo). Verranno discusse diverse tipologie di blocchi.
  • Sciopero - Utilizzando l'occasione di questo evento, stiamo progettando di indire uno sciopero dell'università in collaborazione con il personale docente, per almeno due giorni.
  • Contro-conferenza - Questa parte della contestazione sarà dedicata a discutere e scambiare esperienze riguardo il Bologna Process e individuare possibili politiche che vadano a migliorare l'istruzione.
  • Mobilitazione internazionale - Grande parte di questo evento sarà dedicato all'assemblea di tutti i manifestanti provenienti da diversi paesi e settori, al fine di lavorare su una strategia comune.

Vogliamo che questo evento sia organizzato e svolto da tutti i manifestanti. È per questo che noi chiediamo la vostra partecipazione non solo all'evento in sé, ma anche durante la preparazione (es.: ingresso al contro-conferenza, ecc.)

Insieme potremo dimostrare che non siamo d'accordo con la celebrazione del Bologna Process, che limita l'istruzione per la messa a valore produttiva del capitale umano!

Questa protesta e il suo sviluppo dipende della nostra partecipazione!

Contact:
bologna.uniwien@unsereuni.at - mobilization.bolognaburns@gmail.com

Homepage:
www.bolognaburns.at

Date and location:
Vienna (undefined), March 11-14

[13 gennaio - Torino] Assemblea No Tav a Palazzo Nuovo!



Anche Torino è coinvolta dal progetto TAV Torino-Lione, a partire dall’area di corso Marche e di tutta la zona nord-ovest della città: è imminente l’avvio di sondaggi preliminari.

Invitiamo tutti/e alla discussione ed al confronto su come costruire la mobilitazione: come in Val di Susa opporsi è necessario e possibile. Parteciperanno esponenti dei comitati no tav della valle di Susa.

Comitato No Tav Torino - Comitato di Lotta Popolare Bussoleno - Onda Anomala Torino

sabato 2 gennaio 2010

Argentina: ultimi bagliori del 2009 all'insegna dello scontro


[www.infoaut.org] Le foto che seguono sono il reportage di un compagno italiano a Buenos Aires, Davide Casali. Immortalano gli scontri nati tra studenti e polizia in conclusione di una giornata di mobilitazione universitaria. Si è infatti tenuta, negli ultimi giorni di dicembre, una marcia studentesca per le vie della metropoli argentina in occasione della rielezione del rettore dell'ateneo, ancora rivelatasi, non diversamente da quel che accade nelle università di altre latidudini, un bluff di democrazia... E' da ricordare come le lotte studentesche argentine (aventi anche loro, nell'opposizione alla ristrutturazione neoliberista dell'università, leit motiv rintraccibili nelle mobilitazioni degli studenti e delle studentesse di molti paesi occidentali) abbiano già scosso nel recente passato i palazzi del potere: il segretario all'istruzione installato dal governatore di Buenos Aires, Mauricio Macri, ha già issato bandiera bianca, dimettendosi!