venerdì 9 aprile 2010

Non vi laverete la coscienza con questa conferenza!


[cuatorino.blogspot.com] Mentre le conseguenze dei tagli della 133 sono ormai sotto gli occhi di tutti, mentre i disastri del decreto Gelmini stanno per diventare effettivi, le autorità accademiche indicono una mega-conferenza d'ateneo, strutturata su tre giorni, per discutere le conseguenze della riforma e i nuovi assetti di unito.

Una riforma che, basandosi su pesanti tagli di fondi all’istruzione, determina il declassamento dei saperi e la riduzione dei servizi, rende sempre più precaria la condizione di vita e di studio per ricercatori e studenti, apre le porte all’ingresso dei privati nel cda dell’università, mantenendo però intatti i privilegi baronali.

Il  Rettore Pelizzetti, sicuro della tenuta del suo ateneo “meritevole” e incurante delle conseguenze che il ddl avrebbe avuto sul corpo vivo dell'università (studenti, ricercatori, precari della conoscenza, bibliocooperativisti),  non ha mai preso una posizione chiara e decisa contro la  riforma e non ha fatto altro che recepire acriticamente e supinamente le direttive del Ministro.

Da quando, dunque, il “Magnifico” ha  voglia di confrontarsi con le componenti dell'università?

Forse le mobilitazioni in atto e previste per settembre rischiano di far cadere il suo castello di carte, scombinando i suoi piani…

La conferenza indetta per oggi, infatti, ci sembra essere un tentativo di lavarsi le mani dalle responsabilità che i vertici accademici hanno nell'applicazione della riforma e dei tagli, dando una parvenza di dialogo con chi dovrà pagare le conseguenze della crisi di Unito. Potrebbe essere inoltre un tentativo per spegnere la protesta dei ricercatori, magari risolvendo con qualche palliativo la complessa questione che la loro mobilitazione sta portando agli occhi del paese.

Forse Pelizzetti inizia ad aver paura di non poter più dire che “va tutto bene” nel momento in cui, a settembre, la metà dei corsi non partirà per l'indisponibilità dei ricercatori a tenere corsi a 0 euro?

Forse inizia a rendersi conto che gli student* non tollereranno a lungo la sua gestione dell'ateneo, che vede accompagnarsi a un aumento esorbitante delle tasse la drastica diminuzione dei servizi? Forse ha capito che ci siamo accorti che le biblioteche hanno orari ridotti, le sessioni d'esame spariscono, i posti nelle residenze universitarie sono sempre più difficili da ottenere, e che tutto questo non ci va bene?

Forse gli è arrivata voce della nostra indisponibilità a rimanere precari a vita e a doverci indebitare per portare avanti il nostro percorso di studi?

Bene. Noi  non abbiamo intenzione di farci prendere in giro ancora a lungo.

I vertici accademici devono sapere che non esistono “percorsi di una riforma possibile”, perché sappiamo bene che i costi che ne derivano sarebbero tutti scaricati sulle nostre spalle, ma soprattutto perchè noi, i costi della loro crisi, non abbiamo più intenzione di pagarli!

Collettivo Universitario Autonomo

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