mercoledì 28 ottobre 2009

Tagli e privatizzazioni, meritocrazia e precarietà: ecco la riforma della Gelmini per l'università!


Stamattina il consiglio dei ministri ha dato il via libera per la discussione in Parlamento del ddl Gelmini per la riforma dell’Università, a cui gli atenei dovranno adeguarsi entro 6 mesi, modificando i propri statuti.

Con l’ormai nota logica della meritocrazia e con un fantomatico e non meglio definito “codice etico” di cui tutti gli atenei dovrebbero dotarsi, questa nuova (?) riforma altro non fa se non mascherare tagli e privatizzazioni e mantenere la situazione precaria dei lavoratori e degli studenti dell’Università.

La figura del ricercatore passa a tempo determinato, con contratti per un massimo di 6 anni (con la formula del 3+3), al termine dei quali potranno, se ritenuti meritevoli, diventare professori associati.

Il senato accademico passa da 50 a 35 membri, perdendo gran parte del suo potere, che viene invece attribuito al consiglio di amministrazione. Il senato accademico potrà proporre le linee scientifiche, ma sarà il Cda, che sarà composto al 40% da privati (e anche il presidente potrà essere un esterno all’ateneo), a decidere le spese da affrontare, seguendo esclusivamente logiche di mercato. Accanto al Cda verrà inoltre introdotta la figura del direttore generale (non più direttore amministrativo), vero e proprio manager del sapere.

Sempre nell’ottica di razionare le spese, le Università, diventate ormai a tutti gli effetti fondazioni private, dovranno attuare accorpamenti delle sedi distaccate ed interi corsi di laurea verranno cancellati: ogni ateneo potrà infatti avere un massimo di 12 facoltà, cosa che vedrà anche un aumento esponenziale dei test di ingresso. Seguendo l’ideologia del merito verrà istituito un “fondo per il merito degli studenti migliori”, che paradossalmente sarà in gestione non al Ministero dell’Istruzione ma bensì a quello dell’Economia. La gestione delle prove nazionali standard, sarà affidata alla Consap spa, un’azienda assicurativa che nulla ha a che spartire con il mondo universitario ma che ancora una volta valuterà gli studenti secondo criteri di merito non meglio specificati.

In questo quadro desolante, gli unici a non essere penalizzati saranno nuovamente i baroni che, anzi, avranno la possibilità di prendere 5 anni di aspettativa per lavorare nel privato, mantenendo il proprio posto di lavoro all’Università. Noi, studenti e studentesse universitari, non abbiamo intenzione di assistere passivamente a questo ennesimo attacco al mondo della formazione, ma continueremo a mobilitarci affinché il ddl sulla riforma dell’Università non venga definitivamente approvato! I provvedimenti del governo e l’atteggiamento subdolo della governance accademica, che si nasconde dietro l’immagine di un’Università del merito non riusciranno ad abbindolarci e a zittire il nostro dissenso!

Collettivo Universitario Autonomo
cuatorino.blogspot.com

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