di Andrea Rossi
Facoltà e dipartimenti tirano un sospiro di sollievo. Gli studenti un po’ meno, perché l’Università di Torino ha sì superato senza cedere di schianto uno degli anni più tribolati che si ricordino, ma il peso dei sacrifici è ricaduto soprattutto sugli iscritti. Con le loro tasse sono stati decisivi per evitare che il bilancio del 2009 andasse in passivo. E, nel 2010, permetteranno ancora di mantenere la linea di galleggiamento. Più tasse e meno sostegni: ecco perché il bilancio preventivo che il Senato accademico dovrebbe approvare oggi lascia a dir poco perplessi. La lista Studenti indipendenti - che ha la maggioranza tra i rappresentanti - si dice insoddisfatta, esprime forti critiche e preoccupazioni.
Un anno fa l’ateneo di via Po era stato costretto a varare una manovra lacrime e sangue: 30 milioni di euro da tagliare, trasferimenti dimezzati a facoltà e dipartimenti, spese di rappresentanza e viaggi all’estero pressoché azzerati. Quest’anno si respira un po’: il Fondo di finanziamento ordinario stanziato dal ministero dell’università è di 240 milioni di euro, meno dell’anno scorso. A salvare le casse dell’ateneo è lo stanziamento ordinario previsto proprio in questi giorni dal ministro dell’Economia Tremonti. Totale, 252 milioni, cifra che dovrebbe riuscire a salvare i conti di via Po.
Il problema è come. Nel 2010 - per effetto della nuova fascia di reddito istituita in estate - l’ateneo raccoglierà dalle tasse universitarie sette milioni di euro in più rispetto al 2009. Lo sforamento del tetto massimo previsto dalla legge, secondo cui le imposte non possono essere superiori al 20 per cento del Fondo di finanziamento ordinario, è certo. Sarebbe il terzo anno consecutivo. Inaccettabile per gli studenti: «Si coprono i tagli del ministero e gli sprechi con i nostri soldi. Inoltre rettore e Senato si erano impegnati a coinvolgere gli studenti nella gestione degli sforamenti». Non è l’unico motivo di preoccupazione: durante i lavori preparatori nelle Commissioni mista e bilancio sono spuntati tagli per 10 milioni alle borse di studio e per 5 alle borse per i dottorati di ricerca. Gli studenti sperano in una correzione di rotta. «Altrimenti voteremo contro».
Un anno fa l’ateneo di via Po era stato costretto a varare una manovra lacrime e sangue: 30 milioni di euro da tagliare, trasferimenti dimezzati a facoltà e dipartimenti, spese di rappresentanza e viaggi all’estero pressoché azzerati. Quest’anno si respira un po’: il Fondo di finanziamento ordinario stanziato dal ministero dell’università è di 240 milioni di euro, meno dell’anno scorso. A salvare le casse dell’ateneo è lo stanziamento ordinario previsto proprio in questi giorni dal ministro dell’Economia Tremonti. Totale, 252 milioni, cifra che dovrebbe riuscire a salvare i conti di via Po.
Il problema è come. Nel 2010 - per effetto della nuova fascia di reddito istituita in estate - l’ateneo raccoglierà dalle tasse universitarie sette milioni di euro in più rispetto al 2009. Lo sforamento del tetto massimo previsto dalla legge, secondo cui le imposte non possono essere superiori al 20 per cento del Fondo di finanziamento ordinario, è certo. Sarebbe il terzo anno consecutivo. Inaccettabile per gli studenti: «Si coprono i tagli del ministero e gli sprechi con i nostri soldi. Inoltre rettore e Senato si erano impegnati a coinvolgere gli studenti nella gestione degli sforamenti». Non è l’unico motivo di preoccupazione: durante i lavori preparatori nelle Commissioni mista e bilancio sono spuntati tagli per 10 milioni alle borse di studio e per 5 alle borse per i dottorati di ricerca. Gli studenti sperano in una correzione di rotta. «Altrimenti voteremo contro».
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