lunedì 14 dicembre 2009

L'aziendalizzazione (finanziata) delle università di Francia


[mir.it/servizi/ilmanifesto/franciaeuropa] L’opposizione critica più la forma che la sostanza: Sarkozy ha annunciato stamattina che la Francia finanzierà, attraverso un prestito di 35 miliardi di euro, il rilancio dell’università e della ricerca. Sui 35 milioni che dovranno essere trovati sui mercati, 18 andranno a ricerca e università, tra costruzione di campus e investimenti in progetti a favore delle nuove tecnologie. “Vogliamo le migliori università del mondo”, ha affermato Sarkozy. Sarkozy spera che i 35 miliardi di denaro pubblico (in realtà 22, perché 13 sono il rimborso dei prestiti concessi alle banche al momento peggiore della crisi finanziaria), diventeranno 60, grazie all’intervento dei capitali privati, degli enti locali e dell’Europa. L’idea è difatti di approfondire il legame tra pubblico e privato, soprattutto nelle ricerca e nelle università. Sarkozy intende far nascere una decina di centri di’eccellenza, sulla base dell’autonomia delle università. Le critiche dell’opposizione si concentrano soprattutto sull’ineguaglianza che questi investimenti genereranno: delle università di serie A, passibili di competere con le migliori del mondo anglosassone, e la maggior parte di serie B, più o meno abbandonate. I socialisti criticano anche la crescita del debito pubblico, “le tasse di domani”, senza che venga toccato lo scudo fiscale che protegge i redditi più alti. Gli ecologisti sottolineano soprattutto lo scarso impegno per le energie rinnovabili, mentre la ricerca sul nucleare è sempre in primo piano (anche se Sarkozy ha deciso di ribattezzare il Cea, il Commisariato all’energia atomica, in Commissariato alle energie alternative). Sta di fatto, che il grande prestito, deciso sulla base di un rapporto preparato dagli ex primi ministri Alain Juppé e Michel Rocard (socialista), anche se è inferiore alle aspettative dell’ala più statalista (che sperava in 100 miliardi), ha un montante globale, con l’apporto sperato del capitale privato, superiore al piano di rilancio contro la crisi (39 miliardi nel 2009, 7 nel 2010). L’accento è posto su tutto cio’ che potrà migliorare la competitività della Francia in un’economia del futuro. 4,5 miliardi andranno all’espansione dell’economia digitale. Uno sforzo, dice Sarkozy, “simile a quello che il nostro paese ha fatto negli anni ‘70 per il telefono”. Per il socialista Pierre Moscovici, il grande prestito di Sarkozy “manca di una linea di fondo, di una visione dell’avvenire”. Il grande prestito arriva in un momento in cui il 57% dei francesi giudica negativamente il bilancio di Sarkozy di fronte alla crisi economica e finanziaria.

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