giovedì 3 dicembre 2009

Il Master di giornalismo finisce in Procura


[www.lastampa.it/torino] Il Tar annulla la selezione per gravi violazioni

di Raphael Zanotti

Una commissione fantasma nominata a babbo morto, quando già aveva corretto le prove e svolto gli orali. Un solo verbale firmato dal presidente in cui non compare né il numero dei commissari né il loro nome. Un candidato che riceve un’e-mail con l’esito del suo esame il giorno prima che sia terminata la correzione. Se non c’è qualcos’altro dietro, si tratta forse del peggior concorso pubblico che l’Università di Torino abbia bandito negli ultimi anni. Un disastro amministrativo tale non solo da costringere il Tar ad annullarlo, ma addirittura a invocare l’intervento della procura della Repubblica per ben tre volte. La selezione incriminata è quella del Master in Giornalismo del settembre 2008: centoventi candidati per venti borse di studio del valore di 10.000 euro l’una. Soldi messi a disposizione da Compagnia di San Paolo, Fondazione Crt e Ordine dei Giornalisti del Piemonte. Andrea Mazzocca, candidato 27enne, partecipa alle prove scritte. Il 18 settembre 2008 riceve un’e-mail che lo informa della sua esclusione dalla segreteria del Corep, il Consorzio che si occupa della parte amministrativa. Mazzocca chiede di poter visionare le sue prove, gli rispondono che bisogna attendere la conclusione degli orali. Domanda allora di poter assistere a questi ultimi. Glielo impediscono perché «la stanza è troppo piccola anche per un solo uditore». 

A questo punto Mazzocca s’insospettisce. Fa l’accesso agli atti e scopre alcune cose sorprendenti. La commissione, che ha svolto i suoi lavori dal 15 al 26 settembre, è stata nominata dal rettore Ezio Pelizzetti solo il 1° ottobre, cinque giorni dopo la fine dei lavori. La correzione delle prove scritte è terminata il 19 settembre, un giorno dopo l’e-mail a Mazzocca. L’abbinamento prove-candidati è avvenuto nelle segrete stanze senza rappresentanti dei candidati. E pare pure mal fatto visto che Mazzocca disconosce la paternità di uno degli scritti. L’unico verbale esistente della commissione è firmato dal presidente Carlo Marletti, ordinario di Sociologia, e non riporta gli altri componenti Roberto Marvulli (docente di Statistica), Dario Galati (docente di Psicologia), Silvia Scarrone (dipartimento di Scienze Pediatriche), Remo Guerra (consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti), Sergio Ronchetti (ex giornalista de La Stampa), Alessandra Comazzi (segretaria dell’Associazione Stampa Subalpina e collaboratrice de La Stampa) e Vera Schiavazzi (collaboratrice di Repubblica e direttore del Master). Come fosse da solo. Non basta: i commissari sono in numero pari. Per il Tar è illegittimo: solo il numero dispari permette di raggiungere sempre una maggioranza.

Mazzocca chiede l’intervento del rettore, ma questi respinge inspiegabilmente ogni istanza. Allora il ragazzo si rivolge all’avvocato Roberto Longhin e presenta ricorso al Tar. A questo punto il pasticcio, se possibile, peggiora. La commissione fantasma, ormai senza poteri, si autoconvoca e, dopo aver ammesso i gravi vizi, invita Mazzocca a ridare la prova. Si chiama provvedimento in autotutela: se passa, la selezione è salva e il ricorrente perde interesse a coltivare il ricorso. Mazzocca, però, non si presenta, invia un certificato medico, e la commissione lo esclude per la seconda volta. Per il Tar ancora in modo illegittimo. Università e Ordine dei Giornalisti si dicono convinti della correttezza della selezione e annunciano ricorso al Consiglio di Stato nella speranza di salvaguardare i 20 vincitori che stanno concludendo il Master. Il Tar, però, ha già inviato gli atti in procura: «Un atto dovuto - riferisce il consigliere relatore Alfonso Graziano -. Non commento l’episodio ma con l’individuazione di uno dei candidati non potevamo fare altrimenti».

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