mercoledì 9 dicembre 2009

L'università di Torino è un luogo di precarietà e sfruttamento, scendiamo in piazza l'11 dicembre!


L’11 dicembre, giorno dello sciopero dei lavoratori della conoscenza. A Roma si terrà un corteo indetto da CGIL-FLC,; a Torino gli studenti delle scuole saranno in piazza e uno spezzone universitario, composto da studenti e precari esternalizzati sfilerà all’interno del corteo.

La precarietà attanaglia il lavoro e lo studio nella nostra università in modo sempre più duro: da un lato i costi di vita e studio degli studenti (tasse, affitti delle stanze, trasporti, libri) li rendono lavoratori precari del terziario, creando uno scenario di vita denso di privazioni e incertezze, dove l’approfondimento di ciò che si studia, già reso difficile dal sistema del 3+2, diventa praticamente impossibile. Studiare in un’università dove tutto è costoso e siamo sommersi da una burocrazia aziendale, e dove l’offerta didattica è ormai impoverita a livelli scandalosi, produce la frustrazione e la valanga di abbandoni o ritardi nel percorso di studi di cui solo ora l’ateneo e i mezzi di comunicazione sembrano accorgersi.

Ma unito è una fabbrica di precarietà a più livelli: da anni i lavoratori delle segreterie, delle biblioteche e delle pulizie sono in gran parte esternalizzati, sono dipendenti cioè a tempo determinato di cooperative che vincono gare di appalto indette dall’università. Questo fa sì che i loro posti di lavoro siano precari e un mancato rinnovo dei contratti sia possibile di mese in mese, di anno in anno, con il solito corollario di sfruttamento selvaggio e mancanza di tutele che tutto ciò comporta. Ma è il funzionamento cardine di unito, quello relativo alla ricerca, che si basa sullo sfruttamento selvaggio: i precari sono sottoposti a pressioni e incarichi indebiti di ogni tipo come segno di sottomissione e affidabilità in cambio delle loro borse, che spesso durano uno o due anni e non prevedono nessun inserimento certo; e non è una questione di merito, come dice il ministro Gelmini che con la riforma vuole istituzionalizzare ancor più questa situazione, dal momento che chi va avanti è il più sottomesso, il più fedele, in poche parole spesso il più stupido, o chi è disposto a fare non ricerca, ma tutt’altro – la bassa manovalanza per la carriera degli ordinari – con conseguenze penose per l’abbassamento del livello scientifico, dell’offerta didattica futura, della ricerca, e della cultura in questo paese.

In questo quadro desolante, i vertici di unito, del politecnico e i responsabili del ministero sono complici di uno stesso disegno: radicalizzare la realtà di una università-fabbrica dove la forza lavoro, anzitutto quella intellettuale, viene messa selvaggiamente al servizio del profitto e dove il sapere vivo – e quello critico – sono mortificati o non hanno più spazio. Scendere in piazza l’11 dicembre è fondamentale, e continuare la lotta contro la Gelmini e contro l’attuale università di Torino è nell’interesse della stragrande maggioranza: poco importa se come al solito non vedremo in piazza la classe docente e gestionale, arroccate a difendere le ultime spoglie di privilegi fondati sullo sfruttamento di studenti e precari. Da oltre un anno stiamo dimostrando qual è la forza in grado di sommergere il sistema passato e quello presente.

MANIFESTA ANCHE TU L’11 DICEMBRE!

APPUNTAMENTO PER LE/GLI UNIVERSITARI(E)
H 8.30 PALAZZO NUOVO
CORTEO DEGLI STUDENTI E DEI PRECARI DELLA CONOSCENZA
H 9.30 PIAZZA ARBARELLO

Collettivo Universitario Autonomo

Nessun commento:

Posta un commento