martedì 30 marzo 2010

Una banca che fa regali per ipotecarci il futuro!


Stamattina alcuni studenti del Collettivo Universitario Autonomo hanno contestato la presenza dell'Ubi Banca davanti Palazzo Nuovo. Striscione, cartelli e un volantinaggio per denunciare il ruolo che banche e privati avranno con la riforma dell'università voluta dalla Gelmini e dal governo. Segue il volantino distribuito nella mattinata:


Che fosse solo una questione di tempo l’avevamo immaginato, ma vedere una banca “vestita” di fiori e colori farsi propaganda di fronte a Palazzo Nuovo è davvero preoccupante.

Lo è, nel momento in cui realizza, nei fatti, ciò che questa riforma dell’università voluta dal ministro Gelmini e dal governo Berlusconi ha messo in programma: l’ingresso dei privati all’interno degli atenei e dei suoi Cda. Per non considerare l’aumento dei costi, a seguito della riduzione del Fondo di Finanziamento Ordinario, per chi vuole frequentare l’università.

La presenza dell’Ubi Banca oggi, così accattivante e proprio fuori dall’università vuole in realtà dire: “non preoccupatevi ragazzi, quando la morsa del caro vita e delle rette insostenibili si stringerà attorno a voi, ci saremo noi a finanziarvi, a farvi un prestito d’onore che voi ci restituirete una volta finiti gli studi. Vi daremo un anno, una volta laureati, per trovare un lavoro e iniziare a pagarci i debiti e gli interessi. Adesso lasciateci la vostra mail, partecipate a questo concorso… Quando la situazione precipiterà inesorabilmente noi vi cercheremo, per offrirvi un prestito con i tassi alle stelle e voi sarete talmente in difficoltà da non poterci dire di no…”. Sembra fin troppo facile...

La crisi globale e la precarietà lavorativa che ormai caratterizzano la vita di noi tutti sono il dato reale dell’oggi che ci permette di vedere questo prepotente ingresso dei privati e delle banche come il tentativo di precarizzare sempre di più le nostre vite, costringendoci a lavorare come schiavi per mantenere gli studi oppure, come vorrebbero le banche e le università, a indebitarci per poterne sostenere i costi.

E’ proprio questa crisi ancora in corso che ci mostra il fallimento di un sistema fondato sull’indebitamento ma, invece di attuare una netta inversione di tendenza, il governo italiano ci propone un modello di formazione come quello degli Usa, sistema che vede gli studenti (già di per se precari) non riuscire a saldare il debito una volta finita l’università. Sappiamo bene quanto sia difficile trovare un lavoro decente e purtroppo tante volte non basta una laurea a cambiare questo fatto!

Non esistono banche buone o cattive, tutte infatti sono figlie di un sistema che “capitalizza” le nostre stesse esistenze, rendendo la vita sempre più precaria e ricattabile.

Lasciamola pure la mail se vogliamo portarci a casa una maglietta o qualche altro gadget, con la consapevolezza però di cosa sta dietro a tutta questa “generosità”: la volontà di ipotecarci il futuro.

Collettivo Universitario Autonomo
cuatorino.blogspot.com

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