L'università manda i libri al macero.
Studenti e prof salvano 4mila volumi
[torino.repubblica.it] La facoltà di Lettere svuota i magazzini, studenti e docenti salvano 4mila libri. Il preside Massobrio: "Si tratta di doppioni e l'idea di venderli è assurda". Il professor Migone: "Un'immagine negativa per tutto l'ateneo"
di Sara Strippoli
Platone non ama Cartesio e proprio non gli va di finire al macero, seppure in compagnia dell'opera omnia di Aristotele in greco o di un saggio con gli scritti inediti del Ciaffi, latinista famoso. È parsa dunque davvero un po' surreale l'immagine che si è vista martedì pomeriggio davanti a Palazzo Nuovo: scatoloni di libri abbandonati nelle aiuole recintate in attesa di essere portati al macero, tesi di laurea e migliaia di volumi editi da Giappichelli o Gheroni, la maggior parte dei quali siglati Università di Torino, facoltà di magistero. Il ragno che ha alzato tutto in massa e sgomberato definitivamente l'area è arrivato soltanto questa mattina. Per fortuna però, studenti e professori, sconcertati dall'idea che fosse proprio l'Università a mandare al macero quei volumi senza tentare una soluzione alternativa (una biblioteca disponibile o un punto di distribuzione gratuita) sono corsi a rovistare nelle scatole e hanno portato in salvo una parte dei volumi, finiti così nell'atrio di Palazzo Nuovo e a disposizione degli studenti incuriositi da quei vecchi reperti.
"Quando ce ne siamo accorti abbiamo fatto una selezione e ne abbiamo portati dentro oltre quattromila - racconta Gaia, una delle rappresentanti dei ragazzi di Lettere - e i ragazzi hanno gradito. L'Università ha sgomberato parte della cantina per ripulire ma a nessuno a quanto pare è venuto in mente che si potesse inventare qualcosa di diverso che non fosse abbandonare i libri là fuori". Ieri mattina, i volumi rimasti si potevano contare sulle dita di una mano: molte copie di manuali di geografia, "La politica mediterranea inglese" edita da Gheroni nel 1952, "Scritti Vari" di filosofia, anno di pubblicazione il 1950, "Le fonti italiane della Romola di George Eliot", editore Giappichelli.
La docente di Storia della lingua latina Valeria Lomanto mostra tutta contenta il suo bottino, gli Scritti inediti del Ciaffi: "È un latinista famoso, questo è un testo che potrebbe essere usato ancora oggi". L'Università che piange per i tagli non poteva vendere i libri ad un prezzo simbolico di 1 euro?, si interroga la professoressa: "Sembra assurdo che siano gli studenti a salvare i libri". Le accuse arrivano anche dal professore di Storia del Nord America Gian Giacomo Migone: "Mi sembra che in questo modo l'Università regali un'immagine di superficialità. Una studentessa mi ha portato un volume che giudico di grande interesse, sarebbe stato un vero peccato vederlo finire in un cassonetto". E Chiara, dell'Associazione Altera, è lì a rispondere dei tanti studenti incuriositi che si avvicinano con timidezza i volumi chiedendo se si potevano prendere: "Io ho salvato l'opera omnia di Aristotele in greco, l'abbiamo portata nella stanza della nostra associazione". Ma sono matti a buttare via i libri? dice Matteo che si è accaparrato sette volumi.
Il preside di Lettere Lorenzo Massobrio, avvertito dai ragazzi, è cascato dalle nuvole, ma non sembra particolarmente turbato dall'operazione sgombero: "Certo la decisione non dipende da me, il problema è di chi dirige la logistica, ma comunque tutti i responsabili delle biblioteche sono stati consultati. E che altro si doveva fare con uno sgombero? Si mettono i libri da qualche parte in attesa che se li portino via". Vendere i libri è un'idea assurda, aggiunge Massobrio "ma sono contento che i ragazzi abbiano seguito il mio consiglio, andare a prendersi direttamente i libri, una scelta di buon senso".
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A Palazzo Nuovo la strage delle tesi e dei libri dimenticati
[www.lastampa.it/torino] Per sgomberare alcuni locali, l’Ateneo getta tutto per strada
di Paolo Coccorese
Francesco Bossa, studente di Storia dalla barbetta incolta, lo dice chiaramente: «Un saggio di agraria non è certo il libro che leggi prima di andare a letto, ma piuttosto che vederlo abbandonato in strada preferisco portarmelo a casa. I libri non si buttano mai. Tanto meno dovrebbe farlo l’Università». Queste le parole di una delle 200 persone che, tra studenti e docenti dell’Ateneo di Torino, tra martedì e ieri mattina hanno preso d’assalto il giardinetto dell’ingresso di Palazzo Nuovo. L’obiettivo è una montagna di scatoloni, disordinatamente ammassati, ricolmi di libri e di tesi dalle pagine ingiallite. Un tesoro del sapere accademico abbandonato a pochi passi da via Sant’Ottavio. Spazzatura dai nomi eccellenti: Giovanni Tabacco, Piero Pieri e Gianni Vattimo. Opere di autori che hanno scritto la storia della cultura cittadina, destinati al macero senza alcun riguardo.
Brunello Mantelli, professore di Storia contemporanea è stato uno dei primi ad arrivare: «Ho visto un gruppo di ragazzi nel cortiletto della facoltà e ho deciso di avvicinarmi. È lì che ho visto gli scatoloni abbandonati pieni di libri. Ho pensato fossero giacenza di magazzino da buttare e ne ho approfittato: ho trovato volumi di grandi maestri. Disfarsene penso sia una scelta miope ed idiota. Andrebbero per lo meno donati alle biblioteche civiche». Un parere condiviso dai numerosi studenti che sono tornati a casa con scatoloni ricolmi di libri. Come Aurora Laurenti, studentessa di Beni Culturali, che ammette: «Ho riempito il mio appartamento. Alcuni studenti hanno portato via anche vecchie tesi di laurea di relatori prestigiosi come Tranfaglia e Abbagnano. Potrebbero tranquillamente ricopiarle e laurearsi con quelle. Mi è tornato in mente Fahrenheit 451 di Truffaut. Lì i libri venivano bruciati perché fuorilegge, qui l’Università li abbandona in mezzo alla strada».
Nella mattinata di ieri alcuni studenti si sono organizzati e hanno deciso di allestire una bancarella nell’atrio di Palazzo Nuovo per distribuire liberamente i testi recuperati. La gran parte, però, dopo la nottata sull’erba, è stata raccolta dai netturbini della raccolta Carta e portati al macero. Nei corridori dell’Università, invece, mentre qualcuno parlava già di razzia di libri della biblioteca ad opera di fantomatici studenti, il preside della facoltà di Lettera Lorenzo Massobrio svelava il mistero: «L’Ateneo ha deciso di sgomberare un locale nel secondo seminterrato di Palazzo Nuovo che dagli Anni Settanta è stato adibito a deposito. Dipartimenti e biblioteche nel tempo hanno ammassato materiali di ogni tipo non più utilizzati. Armadi, sedie, computer obsoleti e libri: tutto quelle cose che, una volta scaricate dagli inventari, dovevano essere alienate. Prima dell’inizio dei lavori, è stato chiesto ai responsabili di ogni dipartimento di stimare il valore e l’utilità delle giacenze.
I testi in questione sono già presenti in più copie nelle nostre biblioteche e hanno un valore commerciale esiguo. È triste disfarsene, ma non abbiamo le risorse per gestire dei banchetti per la distribuzione agli studenti. Le tesi, invece, appartengono ai professori relatori e non all’archivio della nostra segreteria».
Una spiegazione che non convince Giangiacomo Migone, professore di Scienze Politiche: «I problemi burocratici sono scuse per le scelleratezze. I libri non si buttano mai, a maggior ragione quelli più vecchi che, essendo difficili da trovare, sono i più preziosi».
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