mercoledì 10 febbraio 2010

Studenti sull’Onda di Blackout...


Gli studenti del Collettivo Universitario Autonomo non possono che esprimere solidarietà a Radio Blackout per la minaccia di sgombero che incombe sulla sede di via Cecchi. Esprimiamo solidarietà e promettiamo partecipazione in ogni iniziativa svolta ad impedire tale sgombero.
Siamo ascoltatori di Blackout, ma come giovani e studenti che costruiscono e attraversano lotte e movimenti siamo allo stesso tempo cronisti Blackout, siamo alcune fra le tante voci che la compongono.

Sulle frequenze di Blackout in questi anni, dalle strade e dalle università di Torino, abbiamo raccontato le assemblee, i cortei, denunciato la repressione, festeggiato la liberazione dei nostri compagni. E, mentre davamo la nostra testimonianza, ascoltavamo su Blackout quelle di altri giovani e studenti, che in questi anni si prendevano le strade e le università in ogni parte del mondo, dalla Grecia all'Iran, passando per la Francia, il Messico, la Germania.

Perché Blackout è innanzitutto la voce a Torino di ogni lotta, di ogni collettività o individualità non conforme, della valle che resiste e del migrante rinchiuso nel CIE. Blackout è dentro e in prima fila nelle lotte, nelle resistenze. È una radio che parla del mondo che ci circonda in tutta la sua cruda realtà, che denuncia la violenza ingiusta che nessuno denuncia, e rivendica quella più giusta e liberatoria che la politica e le reti unificate condannano.

Ma dal 1992 ad oggi Blackout è anche canale per ogni esigenza espressiva, un luogo fisico di condivisione di esperienze indipendenti e libere. La sede di via Cecchi è uno dei luoghi che costituiscono l'arcipelago della Torino antagonista e non conforme. Alle serate di Blackout, in via Cecchi come nei centri sociali e case occupate che le ospitano, sei sicuro di trovare della musica fatta con passione, dei dj che spaccano, una cosa da bere per pochi denari. Una socialità altra da quella scintillante, modaiola, vuota e sempre più inaccessibile della Torino post-olimpica e capitale della gioventù. Una logica diversa da quella dell'evento, che richiama le masse e ingrossa le tasche del comune e dei commercianti.

Togliere la sede a Blackout vuol dire cercare di toglierle la voce. Non è un problema di condominio. A chi fa Blackout quella sede piace, e allo stesso tempo è necessaria per mandare avanti questa esperienza. A chi fa Blackout è evidente che non interessa cosa il comune voglia fare col suo progetto di rifunzionalizzazione dell'area di via Cecchi. Che il comune si cerchi un altro luogo da rifunzionalizzare, che cerchi fra le migliaia di edifici abbandonati a se stessi di cui è proprietario. Perchè questo ci sembra piuttosto solo un pretesto per coprire un atto di censura.

Allora questa giornata a Palazzo Nuovo è una delle iniziative che danno il via alla campagna di blackout contro la censura.

Invitiamo gli studenti a partecipare a questa e alle prossime iniziative, ad intraprendere questa battaglia. Li invitiamo a spegnere la censura ed accendere radio blackout (105.250 fm)!

Collettivo Universitario Autonomo

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